Se chiedeste ad un qualsiasi web designer “qual’è la cosa che odi di più al mondo”, Internet Explorer finirebbe quasi sicuramente nella top five, insieme a “cancellare per sbaglio i backup” e “svegliarsi nel cuore della notte con la casa in fiamme”.
Tutti conosciamo IE, tutti noi lo abbiamo usato e c’è stato un tempo in cui era lo “state of the art” del browsing online. Prodotto da Microsoft, nel 1999 fu il primo browser a implementare il web ajax, la tecnologia che sta dietro quasi tutte le applicazioni web che utilizziamo, come gmail ad esempio.
Il suo declino arrivò nel 2001, con l’uscita di IE6: Microsoft decise di integrarlo in Windows come componente necessario creando sostanzialmente un monopolio, rendendolo impossibile da installare per utilizzare alternative.
Come succede con tutti i monopoli (nel 2002 lo utilizzava circa il 90% degli utenti), il pericolo e’ che si smetta di innovare, e cosi fu: per 5 anni, l’unico browser rilasciato da Microsoft, non brillava ne in prestazioni ne in sicurezza: il numero delle toolbar “malevole” installate, popup pubblicitari fastidiosissimi e di virus era altissimo.
Nel frattempo, Firefox e altre alternative si stavano facendo strada ma è innegabile che parte del loro successo fosse dovuto a l’immobilismo e alla pochezza di IE.
E’ notizia di pochi mesi fa: persino Microsoft ha deciso di non continuare a svilupparlo e creare un browser nuovo da zero: lo Spartan (o Microsoft Edge). Ma la keyword che in questo caso ci viene in mente è solo una: Rebranding.
Insomma, tutto questo per dire che l’odio nei confronti di IE dalla maggior parte degli addetti ai lavori è vero e reale, non solo per il suo ruolo di monopolio ma soprattutto per questioni di compatibilità che portano noi designer a perdere un sacco di tempo a cercare di rendere i nostri siti (visibili ottimamente in Chrome, Safari, Firefox) compatibili con IE. Il caso di Kogan.com rimane emblematico: un retailer online che aggiungeva, oltre al costo del prodotto, una tassa “IE” del 7% per i naviganti che utilizzavano IE7: qui sotto la meravilgiosa storia che ne spiegava i motivi.
The good news is: il 90% di circa 15 anni è diventato un 20% e di questo 20%, solo il 7% e’ costituito da versioni vecchie e non performanti: non si può infatti dire che IE1 e IE10 siano dei pessimi browser.
Fino allo scorso Gennaio.
Secondo GlobalStatCounter, il numero degli utenti che utilizzano IE8 (una versione molto vecchia di IE, uscita nel 2007) è triplicato.
Triplicato?!
Per quale motivo un utente medio dovrebbe utilizzare un browser vecchio, brutto e (spesso) cattivo, dopo quasi 10 anni dalla sua uscita e in un periodo molto florido per quanto riguarda le alternative? Panico fra i web designer di tutto il mondo: dovremo ricominciare a sviluppare per IE8?! Non ha alcun senso! Cos’è, la nuova moda nostalgica/hipster, tipo andare con le biciclette dei nonni in ghisa da 90kg per le via di Milano?
Ma in numeri parlano chiaro: in USA, il numero di utenti con IE8 e’ in aumento, non c’è molto da fare: su, andiamo in cantina a prendere il manuale di workaround per IE8. Avevamo già gettato la spugna.
Invece no. Forse c’e’ una spiegazione, piu’ fantasiosa e soprattutto piu’ intrigante di rimettersi a sviluppare per IE8 e inizia con la notte di Natale.
La notte di Natale 2014, il Lizard Squad un gruppo di Hacker (cosiddetti BlackHat: sostanzialmente che rivolgono i loro servigi al lato oscuro della forza) decidono di rovinare la vacanze a tutti quei ragazzi a cui Babbo Natale ha portato una Playstation o un’Xbox. Attraverso un attacco DDoS (distributed denial-of-service che significa simulare innumerevoli chiamate al server costanti, continue che hanno come obiettivo quello di buttare giu, quindi rendere non raggiungibile un server), sono riusciti a buttare giù i server SIA di Playstation, SIA di Microsoft, cosa che, immagino, non deve essere uno scherzo, rendendo quindi impossibile giocare alle consolle (oramai le nuove console next gen non si accendono neanche senza internet che li colleghi ai loro mother-services). Secondo Craig Buckler queste chiamate al server virtuali messe in atto dalla Lizard Squad (si parla di miliardi di chiamate all’ora), se fatte utilizzando Windows XP e IE8 come browser virtuale, potrebbero spiegare l’anomalia del “IE8x3” di inizio gennaio. Per StatCounter, infatti, quelle chiamate sono traffico conteggiato, benché virtuale.
Tutt’ora non si sa cosa sia successo quello spaventoso Gennaio, certo è che ora le statistiche sono tornate alla normalità, IE8 si attesta al suo 4.5% e noi web designer possiamo tornare a dormire sogni tranquilli, con il manuale di IE8 in cantina.