A dispetto della miriade di avanzamenti tecnologici che hanno segnato gli ultimi anni, in giro per il web si trovano ancora non pochi dinosauri che resistono al tempo. Retaggi di un era, i primi anni ’90, che per qualche motivo persiste. Il formato JPEG ne è l’esempio più’ illustre: creato quasi 30 anni fa, è un formato di compressione che possiamo considerare vecchio e antiquato. Tuttavia, domina ancora incontrastato il web.
La sua tecnologia di compressione continua a essere la migliore in termini di peso/qualità visiva su immagini complesse con molti colori e dettagli. D’altro canto, i formati GIF e PNG (soprattutto il secondo) stanno riscuotendo non poco successo ultimamente, data la loro caratteristica di supportare l’alpha, cioè la trasparenza, e la loro resa finale: la qualità dell’immagine risulta ottima ma il peso può raggiungere dimensioni sproporzionate. Un problema di non poco conto per i dispositivi mobili, la cui ricezione non sempre è all’altezza, con la conseguenza di notevoli ritardi nel caricamento del sito.
Un fattore cruciale di persistenza di questi dinosauri è che si tratta di formati che possono essere letti praticamente da ogni computer nel mondo. Esistono valide alternative, ma non sono ancora state integrate con i vari browser. Potremmo insomma utilizzare formati di compressione decisamente migliori, ma la possibilità che i nostri lettori non siano in grado di vederla è molto alta. Un esempio è il WebP, formato di Google che pero’ non ha ancora avuto molto successo aldilà del prodotti di Google stesso (leggasi: Chrome). Dall’altro lato della barricata delle “browser wars”, la sua controparte Mozilla ha sviluppato il mozjpeg. Pur essendo compatibile con le classiche jpg, diminuisce tuttavia il peso soltanto del 10% circa.
Tutt’altra storia insomma rispetto al rivoluzionario BPG, acronimo di Better Portable Graphics, dal creatore di FFMPEG e QEMU, Fabrice Bellard. Senza dilungaci troppo sulla stregoneria che rende questo formato il non plus ultra della compressione a video, diciamo soltanto che utilizza un nuovo codec – x265 – che è l’implementazione open source del HEVC/H.265. Ciliegina sulla torta, a differenza del JPG questo formato gestisce la trasparenza.
Per vedere con i propri occhi l’importanza di questo formato, date un’occhiata questo link: muovendo i mouse a destra e a sinistra potrete vedere la renderizzazione (e qualità) dei due formati. Il confronto è impietoso e la domanda sorge spontanea: com’è possibile che a un formato che permette di renderizzare immagini di una qualità mai visita su web, per lo meno non a quel peso, non vengano ancora riconosciuti i propri meriti? Infatti, il BPG è uno di quei formati che non ha supporto totale su tutti i browser: possiamo manualmente decodificarlo via javascript ma, soprattutto per i processori dei device mobili, può essere uno script un po’ troppo difficile da digerire.
Non ci resta che aspettare che venga implementato su tutti i browser più diffusi, cambiando radicalmente il web come lo conosciamo. Peccato che ci potrebbero volere anni prima che il barone JPG posa finalmente andare in pensione, dopo quasi 30 anni di onorato servizio.